Secondo i dati del Ministero dell'Interno sono 25.846 i minori sbarcati in Italia via mare nel 2016. È la Sicilia la regione che ospita la percentuale più alta. All’interno del programma di monitoraggio dei nuovi centri di prima accoglienza, la Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza ha visitato Catania e Noto. Pesanti, però, le denunce di Oxfam e Borderline Sicilia.
Ph. Repubblica.it |
Parola alla Garante. Oltre al tavolo di lavoro con le istituzioni, tre i centri visitati a Catania ed uno a Noto. Di “vulnerabilità e fragilità” ha parlato la Garante, riferendo che “i tempi della prima accoglienza vanno ben al di là di quelli previsti dalle legge”. Dopo 60 giorni, infatti, i minori ospitati dovrebbero essere trasferiti in centri di seconda accoglienza, deputati ad offrire una serie di servizi, tra cui quello scolastico, idonei alla tutela e alla crescita. Alcuni, però, prima di essere trasferiti attendono anche otto mesi, durante i quali – a discrezione della struttura – tendenzialmente non vengono coinvolti in alcuna attività. Pur riconoscendo l’esistenza di una rete istituzionale nella regione siciliana e definendo idonei i centri visitati, Filomena Albano ha posto in evidenza alcune criticità: “procedure disomogenee, carenza di posti, mancanza di integrazione”. “Le informazioni raccolte” – fa sapere – “saranno inserite in un resoconto prima dell’estate”.
La denuncia di Oxfam. Di privazioni materiali, diritti negati e accoglienza improvvisata parla, invece, il rapporto "Grandi speranze alla deriva”, redatto all’interno del progetto OpenEurope da Oxfam, in collaborazione con Borderline Sicilia e Diaconia Valdese. Minori rinchiusi negli hotspot di Pozzallo e Lampedusa o trattenuti sulla banchina del porto di Augusta, assieme agli adulti, in condizione di promiscuità, per settimane. Minori abbandonati per mesi in centri in cui, talvolta, sono costretti a dividere per pranzo un panino in quattro. Minori all’oscuro dei loro diritti, a cui viene depennato l’anno di nascita per occultarne la minore età, impossibilitati a comprendere quanto gli accade per mancanza di mediatori che parlino la loro lingua, o più semplicemente l’inglese e il francese. Minori costretti a cercare vestiti nei bidoni dell’immondizia, vittime in alcuni casi di violenza psicologica e fisica da parte di quegli stessi operatori assunti per proteggerli. Minori che attendono mesi per vedersi assegnato un tutore. E, raggiunta la maggiore età, vengono prelevati nel cuore della notte e abbandonati per strada.
Monitoraggio in loco. Sono 5.373 i minori irreperibili secondo l’ultimo rapporto del Ministero del Lavoro. Di questi, solo una parte si allontano per proseguire il viaggio alla ricerca di parenti e familiari (principalmente quelli provenienti dall’Eritrea). Gli altri, di cui si perdono facilmente le tracce giacché nessuno li cerca, abbandonano i centri in cui sono stati inseriti. Tra le motivazioni per cui fuggono, Lucia Borghi, impegnata nel monitoraggio della Sicilia Orientale per Borderline Sicilia Onlus, ne individua alcune: isolamento dai centri cittadini, assenza di cure, integrazione, servizi, chiarezza, tutela. “L’approccio è quello emergenziale. Non c’è la volontà di creare una prassi, sebbene i flussi migratori perdurino da anni”.
Accoglienza fai-da-te. “Tempi lunghi, mancanza di progettualità, abbandono e frustrazione”, è quanto riportato dall’avvocata Paola Ottaviano di Borderline Sicilia che racconta di “frequenti episodi di violenza e abusi all’interno dei centri”. “Chiunque in Italia si può improvvisare gestore di un centro di accoglienza straordinario” – denuncia. “Con l’apertura dei CAS si è creato un business. Non ci sono controlli. Mancano persone competenti. C’è un flusso di denari senza paletti, con la logica di ricavare il massimo offrendo il minimo”. Per quanto riguarda i minori la Sicilia è lasciata sola, perché la normativa vigente prevede che i servizi sociali del comune di approdo prendano in carico i minorenni sbarcati. E, se si tiene conto che aumenta il numero dei bambini stranieri giunti sulle nostre coste (11 mila in più rispetto al 2015) e che in Italia ogni giorno 28 scompaiono nel nulla, si comprende forse meglio la portata del dramma che sta trasformando un’isola in un orfanotrofio a cielo aperto, assieme alle stazioni di Catania, Roma e Milano dove i minori attendono ancora una volta un mezzo per fuggire e cercare speranza.
Maria Cristina Fraddosio